Gli esordi e l’arrivo in prima squadra
Roberto Bettega, nato a Torino il 27 dicembre 1950, è stato uno degli attaccanti più rappresentativi nella storia della Juventus. Cresciuto nel vivaio bianconero, ha sempre nutrito un forte legame con il club della sua città natale. Dopo un brillante periodo nelle giovanili, la società decide di mandarlo in prestito al Varese per la stagione 1969-1970. In Serie B, Bettega si mette subito in luce, vincendo il titolo di capocannoniere con 13 reti e contribuendo in modo determinante alla promozione della squadra lombarda in Serie A.
Il successo al Varese attira l’attenzione della Juventus, che decide di riportarlo a Torino nella stagione successiva. Il debutto in Serie A avviene il 27 settembre 1970 contro il Catania, e non tarda a dimostrare il suo valore segnando il suo primo gol nella massima serie. Fin da subito, il giovane attaccante torinese si distingue per la sua intelligenza tattica, la tecnica raffinata e l’eccezionale abilità nel gioco aereo. Grazie a queste qualità, Bettega si guadagna rapidamente un posto da titolare in una Juventus che inizia a costruire le basi per un ciclo di successi duraturo.
Un attaccante completo e versatile
Roberto Bettega era un attaccante dotato di straordinaria versatilità. Nonostante fosse un eccellente finalizzatore, capace di segnare gol in tutte le situazioni, il suo contributo non si limitava alla realizzazione. Grazie alla sua visione di gioco e al controllo palla impeccabile, era anche un ottimo rifinitore e un prezioso creatore di occasioni per i compagni di squadra. La sua capacità di adattarsi a diversi ruoli offensivi – come centravanti, seconda punta o ala sinistra – lo rendeva un giocatore unico, apprezzato sia dai suoi allenatori che dai tifosi.
Una delle caratteristiche che lo hanno reso celebre è stata la sua abilità nel colpo di testa. Nonostante la statura non particolarmente imponente, Bettega aveva una straordinaria elevazione e una tempistica perfetta, che gli permettevano di vincere molti duelli aerei e di segnare gol spettacolari. Questa qualità, unita a una freddezza glaciale sotto porta, lo ha reso uno degli attaccanti più temuti del calcio italiano negli anni ’70 e ’80.
I successi con la Juventus
Durante la sua lunga carriera in bianconero, Roberto Bettega ha collezionato 490 presenze e segnato 179 gol, entrando di diritto nella storia del club. Con la Juventus ha conquistato sette Scudetti, affermandosi come uno dei protagonisti principali del dominio bianconero nel campionato italiano. Tra i trofei vinti, spiccano anche una Coppa Italia e la storica Coppa UEFA del 1977, il primo trofeo europeo nella storia del club.
Uno dei momenti più significativi della sua carriera è rappresentato dalla stagione 1976-1977, in cui la Juventus trionfa sia in Serie A che in Coppa UEFA. In quella stagione, Bettega si dimostra un vero leader in campo, segnando gol decisivi e trascinando la squadra nelle partite più importanti. La doppia finale contro l’Athletic Bilbao in Coppa UEFA rimane una delle sue prestazioni più memorabili, con un gol fondamentale nella gara di ritorno al San Mamés.
Il legame con i tifosi e l’eredità lasciata
Il rapporto tra Roberto Bettega e i tifosi juventini è sempre stato speciale. Il suo impegno, la sua classe e la sua dedizione alla maglia hanno fatto di lui un simbolo del club, un punto di riferimento per generazioni di appassionati. La sua capacità di trascinare la squadra nei momenti più difficili, unita alla sua eleganza in campo, lo ha reso un vero idolo.
Dopo il ritiro dal calcio giocato nel 1983, Bettega ha continuato a servire la Juventus in ruoli dirigenziali, dimostrando ancora una volta il suo profondo legame con la società. Come vice-presidente e dirigente, ha contribuito al successo del club anche fuori dal campo, mettendo a disposizione la sua esperienza e la sua passione.
Conclusione
Roberto Bettega è molto più di una leggenda bianconera: è un’icona del calcio italiano. La sua carriera, caratterizzata da successi, gol indimenticabili e un legame profondo con i tifosi, lo consacra come uno dei più grandi attaccanti della storia della Juventus. Ancora oggi, il suo nome evoca ricordi di gloria e momenti di puro spettacolo calcistico, rendendolo un esempio per le future generazioni.